Due volumetti, il primo di oltre 110 pagine, rilegato con copertina rigida, il secondo di 45 pagine, rilegato in brossura, entrambi con illustrazioni grafiche e fotografiche. Erano i primi anni ’50 quando un trentenne Chan Canasta frequentava teatri, televisioni, cinema presentando con enorme successo quella che definiva Psychomagic (dalla fusione di psicology e magic). Dalla visione e dall’analisi di queste testimonianze visive da parte di David Britland e Martin Breese (coadiuvati da molti nomi noti del mentalismo), sono nati questi due libri il cui valore e’ inversamente proporzionale al loro volume. Si leggono prima le descrizioni di cio’ che Canasta presentava in questi filmati (dai movimenti alle parole pronunciate) e poi si passa all’analisi tecnica dei possibili modi operandi. Un’opera che non puo’ mancare dai ripiani della libreria di un serio studioso di mentalismo e di prestigiazione.